Il 1° Reggimento “San Giusto” è stato il più antico reggimento dell’Esercito Italiano. Esso nacque infatti nel 1624 quale Reggimento “Fleury”, al servizio di Carlo Emanuele I di Savoia.
Nel 1625 partecipò alla guerra contro la Spagna. All’epoca i reggimenti prendevano il nome del loro stesso colonnello comandante, in questo caso il marchese Trivier de Fleury. Nel 1631, quando a Fleury successe Francesco di Mesmeis signore di Marolles, il reggimento muta nome in Reggimento “Marolles”. Nello stesso anno partecipa alla guerra franco-piemontese.
Nel 1640 assume la denominazione di Reggimento Francese di Sua Altezza Reale. Nel 1659 partecipa alla guerra austro-spagnola. Quale segno di onore e distinzione il Reggimento porta al collo una fettuccia di colore rosso, colore predominante dello stemma di Casa Savoia: per tale motivo il reggimento è anche noto come “Cravattes Rouge”, “Cravatte Rosse”.
Nel 1798 viene sciolto e, con elementi dei Reggimenti di Aosta e di Lombardia, confluisce nella 1^ Mezza Brigata di Linea, sciolta nel 1799. Nel 1800 si ricostituisce quale Reggimento “Savoia” e partecipa assiduamente alle campagne contro la Francia. Viene sciolto dopo la battaglia di Marengo. Nel 1814, con la restaurazione del Regno di Sardegna, il reggimento viene ricostituito. L’anno successivo diventa Brigata “Savoia”. Nel 1831 la Brigata si struttura su due reggimenti “gemelli”, il 1° e 2° Fanteria, dei quali il 1° è l’erede e prosecutare dell’antico reggimento.
Nel 1848 partecipa alla I Guerra d’Indipendenza, meritandosi sul campo una medaglia d’argento al valor militare per le operazioni in Lombardia. Nel 1859 partecipa alla II Guerra d’Indipendenza, distinguendosi particolarmente nella battaglia di Madonna della Scoperta dove si guadagna una medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1860, in seguito alla cessione della Savoia alla Francia, muta denominazione in 1° Reggimento Fanteria Brigata “Re”.
Nel biennio 1860-61 partecipa alla campagna di repressione del brigantaggio nell’Italia centro-meridionale. Nel 1866 partecipa alla III Guerra d’Indipendenza.
Nel 1871 assume la denominazione di 1° Reggimento Fanteria “Re”. Durante la I Campagna d’Eritrea (1887-88) il I Battaglione del reggimento partecipa al combattimento di Dogali, mentre in occasione della II Campagna d’Eritrea (1895-96) il reggimento concorre con proprio personale alla formazione dei reparti mobilitati. Anche durante la Guerra di Libia del 1911 il reggimento contribuisce alla mobilitazione di vari reparti con aliquote di propri uomini. Nel periodo 1890-1892 il reggimento è stato comandato dall’allora colonnello Vittorio Emanuele di Savoia, Principe di Napoli, futuro Re d’Italia.
Durante la Grande Guerra del 1915-18 è schierato dapprima nella Venezia Giulia, poi sul Monte Grappa. Nel corso del conflitto prende parte ai combattimenti di Oslavia, Podgora, Peuma, San Marco di Gorizia, Monte Tomba, Monfenera, Conca di Alano e Vittorio Veneto. Per i fatti d’arme di San Marco e di Alano merita una medaglia d’argento al valor militare.
Il Reggimento, di stanza a Cividale del Friuli, nel 1926 viene inquadrato nella XIII Brigata di Fanteria, poi 13^ Divisione di Fanteria del Monte Nero (corrispondente alla divisione territoriale di Udine). In occasione della Campagna d’Etiopia del 1935-36 concorre con proprio personale alla formazione dei reparti mobilitati. Nel 1939, insieme al gemello 2° Fanteria e al 23° Artiglieria, confluisce nella 13^ Divisione di Fanteria “Re” (ex “Monte Nero”).
Durante la II Guerra Mondiale il reggimento opera in Jugoslavia con compiti prevalentemente presidiari e di controguerriglia, divenendo per i partigiani croati le “temutissime cravatte rosse”. In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 il Comando di reggimento, il Deposito e il II Battaglione vengono sciolti, così come accade dopo qualche giorno al I e al III Battaglione, schierati a difesa di Roma.
1975-1991
Nell’ottobre 1975, per trasformazione del I Battaglione del disciolto 151° Rgt. Fanteria “Sassari”, si costituì a Trieste presso la Caserma “Vittorio Emanuele” il 1° Battaglione Fanteria motorizzato “San Giusto”, erede della Bandiera di Guerra, delle glorie e delle tradizioni del 1° Reggimento Fanteria “Re”. In regime repubblicano, non potendosi intitolare un reparto ad un sovrano del passato, fu scelto il nome di San Giusto in omaggio al patrono della città di Trieste, sede del battaglione.
Il neocostituito “San Giusto” era inquadrato nel Comando Truppe Trieste, assieme a altri due battaglioni motorizzati (43° “Forlì” e 255° “Veneto”, tenuti però a livello quadro), un gruppo di artiglieria (14° “Murge”), un plotone genio, un plotone trasmissioni e un plotone sussistenza. Il Comando Truppe Trieste in caso di conflitto avrebbe dovuto difendere la città di Trieste e la sua provincia fino alle foci del Timavo, nonché svolgere azione di ritardo e logoramento in modo da rallentare quanto più possibile l’avanzata delle forze del Patto di Varsavia.
Il “San Giusto” aveva la struttura standard del battaglione di fanteria, ossia una Compagnia Comando e Servizi, tre Compagnie Fucilieri ed una Compagnia Mortai; a queste si aggiungeva però la Compagnia Fanteria “Truppe Trieste”, che svolgeva compiti di CAR in favore di tutte le unità del Comando Truppe Trieste.
Un’altra particolarità del “San Giusto” era il reclutamento regionale del personale (come negli Alpini e nei Lagunari): i militari di leva del battaglione erano infatti triestini, monfalconesi e veneti, integrati da lombardi e emiliani. Gli incarichi principali erano affidati in genere ai triestini e monfalconesi, in quanto meglio conoscevano il territorio di operazione. Il reclutamento regionale garantiva inoltre un rapido afflusso dei richiamati in caso di mobilitazione, così da facilitare l’attivazione dei due battaglioni quadro (43° “Forlì” e 255° “Veneto”) le cui armi ed equipaggiamenti erano custoditi presso la caserma del “San Giusto”.
Il “San Giusto” aveva anche la particolarità di essere l’unico battaglione motorizzato del 5° Corpo d’Armata: questo perché nel probabile scenario d’impiego, ossia il terreno carsico, pietroso e accidentato, riescono a muoversi agevolmente soltanto le fanterie leggere, mentre le unità corazzate o meccanizzate si troverebbero limitate e costrette a percorsi obbligati e strade prevedibili.
Trattandosi di un reparto di prima schiera, in tempo di pace l’attività addestrativa era molto intensa e l’operatività sempre elevata. Oltre ai normali addestramenti sul Carso e ai campi estivi e invernali, il battaglione era spesso interessato da esercitazioni di allarme, durante le quali veniva dispiegato sulle zone di previsto impiego.
Un’altra attività molto frequente erano le pattuglie armate lungo il confine con la Jugoslavia, note anche come VACO (vigilanza armata confine orientale). L’addestramento prevedeva anche il combattimento in centri abitati, a tale scopo il “San Giusto” disponeva di un’area addestrativa presso la Caserma “Slataper” di Muggia, base logistica del Comando Truppe Trieste.
Nel 1986 il Comando Truppe Trieste fu sciolto ed il “San Giusto” passò alle dipendenze della Brigata corazzata “Vittorio Veneto”, grande unità schierata nell’altopiano carsico con compiti prevalentemente di presa di contatto con il nemico, azione di frenaggio e rallentamento: in caso di invasione del Patto di Varsavia avrebbe dovuto condurre una lotta ad oltranza fino all’estremo sacrificio in modo da rallentare la penetrazione nemica, permettendo così alle truppe schierate in Friuli di organizzarsi opportunamente. In tale ottica i compiti del “San Giusto” rimangono grosso modo invariati.
1991-2008
Nel 1991, venuta meno la minaccia del Patto di Varsavia, fu sciolta la Brigata Meccanizzata “Vittorio Veneto” ed il “San Giusto” da unità operativa divenne un Centro Addestramento Reclute (CAR): assunse pertanto la denominazione di 1° Battaglione “San Giusto” e passò alle dipendenze della Regione Militare “Nord Est”. Nel 1992 diventò 1° Reggimento “San Giusto”, con alle dipendenze la Compagnia Comando e Servizi “Fleury” ed il Battaglione Addestramento Reclute (che a sua volta si articolava su quattro Compagnie Reclute: 1^ “Puma”, 2^ “Falchi”, 3^ “Draghi”, 4^ “Vampiri”). Successivamente il reggimento passò dapprima alle dipendenze del 1° Comando Forze di Difesa , quindi nel 2003 alle dipendenze dell’Ispettorato per il Reclutamento e le Forze di Completamento.
Il reggimento, oltre al compito di “mostrare bandiera” sul confine orientale, era deputato all’addestramento di base delle reclute di leva, che durava circa un mese. Le reclute, nei primi giorni di afflusso al “San Giusto”, venivano assegnate ad una squadra agli ordini di un caporale istruttore, venivano quindi sottoposte all’incorporo, a visita medica e ad una serie di colloqui. Nei primi giorni veniva anche effettuata la vestizione ed una serie di vaccinazioni. Nei giorni successivi gran parte delle attività si concentrava sull’addestramento formale, dapprima a livello di singolo (attenti, riposo, salutare, presentarsi, ecc.) quindi a livello di reparto (movimenti in ordine chiuso). La disciplina era rigorosa durante tutto il periodo di addestramento, così come la cura dell’uniforme e della persona.
Dal punto di vista operativo l’addestramento prevedeva l’uso delle armi individuali, in particolare del fucile d’assalto Berretta AR 70/90: dopo le lezioni teoriche ed il maneggio delle armi, veniva effettuata un’esercitazione di tiro sul Carso, dove ogni recluta sparava dieci colpi stando in piedi e dieci colpi distesa a terra. Gli ultimi giorni di addestramento erano dedicati alla preparazione del giuramento, cerimonia che segnava la conclusione del periodo addestrativo e che avveniva mensilmente all’interno della Caserma “Vittorio Emanuele” e, in genere una volta all’anno in forma solenne in Piazza Unità d’Italia a Trieste.
Dopo il giuramento le reclute, divenute soldati, permanevano al “San Giusto” per qualche giorno in attesa del trasferimento al corpo, dove trascorrevano i restanti mesi di ferma. I reparti alimentati dal “San Giusto” coincidevano grosso modo con quelli di stanza a Nord Est, in prevalenza enti territoriali e logistici o unità di supporto (le unità operative dai primi anni ’90 provvedevano direttamente all’addestramento delle proprie reclute, che passavano al “San Giusto” solo per la vestizione). Dal 2004, in seguito allo scioglimento del Battaglione Alpini “Edolo”, che curava l’addestramento delle reclute alpine, il “San Giusto” provvedeva ad addestrare anche le reclute di leva destinate alle Truppe Alpine.
Nel 2005, in seguito alla sospensione del servizio militare di leva, il “San Giusto” passò alle dipendenze del Raggruppamento Unità Addestrative assumendo le caratteristiche di RAV (Reggimento Addestramento Volontari). L’attività svolta rimase sempre quella di addestramento, ma rivolta ora alla formazione di base dei Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno (VFP1) . Nel 2007, nel quadro di una riduzione del numero dei RAV, viene annunciata la prossima soppressione del “San Giusto”.
Nel corso dell’anno terminò l’afflusso dei volontari al reggimento e furono anemizzate le Compagnie addestrative: il “San Giusto” rimase in vita ancora qualche mese, di fatto ridotto a “minuto mantenimento”. Il 31 marzo 2008 il reggimento venne ufficialmente sciolto e con la consegna della Bandiera di Guerra al sacrario dell’Altare della Patria in Roma si conclusero 384 anni di storia delle “Cravatte Rosse”.